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1.
Carmela Caruso 《Protoplasma》1939,32(1):169-183
Conclusione Nel primo cenno fugace cheSavelli fece a questi fatti in occasione del suo lavoro sull'eleocloroplasto (3), egli diceva di avere incontrato cellule contenenti sferule incolori solide (ma che in antecedenza avevano dovuto essere liquide), delle stesse dimensioni delle sferule lipidiche degli eleocloroplasti, con le quali « confessava » di averle confuse « pur non riuscendo a trovare al di sotto di esse la coppa stromatica che in tal caso avrebbe dovuto esserci ». Dimostrare l'esistenza di questo stroma, è quello appunto che abbiamo fatto noi; e la constatazione ehe esso è per lo più incolore allarga il quadro di tali manifestazioni. La fusione delle gocciole di secreto lipidico in una massa (che può, in definitiva, apparire unica e grande tanto da poter anche occludere completamente la cavità cellulare), è il lato inatteso che disorienta l'osservatore non prevenuto. Per tutto questo, ed anche per il loro contenuto sterinico, queste concrezioni lipidiche di sicura origine plastidica, valgono in certo modo a confermare che l'abbaglio diMirande circa i pretesi « sterinoplasti » celava un'idea molto migliore dell'osservazione; e provano ancora una volta che in certi casi l'errore è forse una verità troppo presto abbandonata.  相似文献   

2.
Riassunto Colture in goccia pendente di ovaio embrionale di polio da 11 a 17 giorni d'incubazione sono state studiate col sussidio della microcinematografia in contrasto di fase e ad intervalli di tempo.Si è potuto confermare che dall'espianto migrano cellule germinali (ovogoni ed ovociti), isolate o a gruppi, ed elenienti polinucleati, caratterizzati da fenomeni di movimento quali l'emissione e la retrazione di pseudopodi ed il moto circolatorio dell'ectoplasma.La microcinematografia ha permesso inoltre di Studiare i processi necrobiotici fisiologici delle ovocellule, processi che erano sfuggiti agli Autori precedenti forse per la loro rapidità. In una prima fase, che dura più a lungo (da 30 a 60 minuti primi circa), si verifica inizialmente l'arresto dei movimenti e successivamente il nucleo non appare più evidente mentre il citoplasma si ipertrofizza; talora si osserva la confluenza di più ovocellule in un'unica massa protoplasmatica. Nella seconda fase del processo, che dura pochi minuti secondi, si verifica la citolisi granulosa delle ovocellule.  相似文献   

3.
Riassunto Furono istituiti confronti, in preparati col metodo Golgi-Cox, tra i caratteri dei neuroni piramidali grandi, medi e piccoli della corteccia cerebrale di Mammiferi di grandezza somatica molto differente, e piú precisamente: cavallo, bue, uomo, scrofa, pecora, capra, cane, gatto, coniglio, cavia, ratto, topo. Nell'uomo fu scelto il campo 4 di Brodmann; negli animali una regione della corteccia presumibilmente corrispondente.Nello stesso materiale fu determinata, in preparati col metodo Nissl, la densità dei neuroni, in modo da poter stabilire il numero dei neuroni per mm3 di corteccia.Furono riscontrate differenze modeste nella grandezza del pericario nei vari animali, incomparabilmente meno accentuate di quelle esistenti nello stesso materiale per i neuroni sprovvisti di dendriti (gangli sensitivi). Sono invece imponenti le differenze nell'estensione dell'arborizzazione dendritica. Tali differenze sono di più alto grado nelle grandi cellule piramidali che nelle medie e nelle piccole; però sono ben evidenti anche in queste ultime.Tra i valori ottenuti nella densità dei neuroni e quanto risulta nei preparati col metodo Golgi sull'estensione dell'arborizzazione dendritica negli animali di grandezza corporea differente, vi è coincidenza nel senso che, quanto più ampio è lo spazio occupato dall'arborizzazione dendritica dei neuroni della corteccia e quanto più numerosi sono i neuriti afferenti e le loro collaterali, tanto minore è la densità dei neuroni.I risultati delle presenti osservazioni si accordano con i recenti reperti col microscopic elettronico, secondo i quali i neuroni, la glia ed i vasi sanguiferi sono fittamente stipati, al punto che le fessure, le quali li separano, sono dell'ordine di grandezza submicroscopica; non esistono, nei centri nervosi, altri componenti al di fuori dei neuroni, della glia e dei vasi.Dedicato al Prof. Giuseppe Levi per il suo 88 compleanno. Ricerche compiute con un contributo del C.N.R.  相似文献   

4.
Riassunto Sono riferiti alcuni reperti istochimici sulle ghiandole calcifere (ghiandole di Morren) di Eisenia foetida.Col metodo v. Kossa hanno assunto una colorazione nera più o meno intensa, oltre gli sferoliti e i romboedri di CaCO3 elaborati dalle ghiandole, anche le assise secernenti.Il metodo Gomori per la fosfatasi alcalina rivela nelle lamine sinciziali delie ghiandole una attività fosfatasica di variabile intensità.La reazione PAS (Metodo McManus) e la reazione Gomori alla fucsina-paraldeide risultano positive nel citoplasma delle cellule esofagee, delle cellule delle cripte in continuità col lume esofageo che rappresentano la porzione anteriore delle ghiandole, e a livello delle fibrille interposte tra sincizio ghiandolare e lacune sanguigne. Specialmente la fucsina-paraldeide mette in rilievo anche la presenza di rare fibrille che attraversando le lacune sanguigne — il cui lume è di calibro molto variabile — ne connettono le pareti. Le stesse reazioni sono negative, tranne per qualche raro granulo, nelle assise secernenti.Il metodo Brachet per gli acidi nucleinici mette in evidenza una pironinofilia di vario grado nel citoplasma del sincizio, visibile sopratutto attorno ai nuclei. Anche i nucleoli, talvolta di dimensioni piuttosto cospicue relativamente alle dimensioni del nucleo, hanno pironinofilia più o meno accentuata, che scompare, come quella del citoplasma, dopo trattamento con ribonucleasi.La colorazione con blu di toluidina a pH diversi o con tempi crescenti di colorazione permette di riconoscere delle granulazioni tenuemente ma nettamente metacromatiche anche a pH più bassi o con trattamenti più brevi, mentre a livello del citoplasma in genere e nel nucleo, la colorazione metacromatica positiva si ha con le soluzioni a pH relativamente più elevato o insorge gradualmente prolungando i tempi di colorazione. La metacromasia delle granulazioni è con tutta probabilità riferibile a mucopolisaccaridi acidi legati ai sali di Ca, mentre la colorazione diffusa del citoplasma è dovuta, verosimilmente, agli acidi nucleinici, la cui presenza è messa in rapporto col processo di continuo, cospicuo rinnovamento del sincizio ghiandolare durante il processo di secrezione.E' stato, infine, messo in evidenza, a conferma di osservazioni precedenti (Massal, 1929) la presenza nelle lamine secernenti di numerosissimi condriosomi filamentosi, disposti regolarmente, che conferiscono alle assise ghiandolari una struttura finemente striata.Questi reperti sono confrontati con quelli ottenuti con le stesse tecniche dall'A. sull'epitelio del sacco endolinfatico degli Anuri, anch'esso atto ad elaborare sali di Ca.Si sottolinea infine come ghiandole di Morren e sacco endolinfatico, organi appartenenti ad animali sistematicamente tanto lontani, hanno probabilmente, accanto ad alcune reazioni istochimiche comuni, anche funzioni in parte corrispondenti, in quanto in entrambi i casi l'accumulo di CaCO3 potrebbe servire come riserva tampone per il mantenimento del pH normale del sangue.  相似文献   

5.
Rosalia Liso 《Plant biosystems》2013,147(2-3):148-152
Riassunto

Prove di germinazione di semi di PINUS PINEA al buio. — Sono state condotte prove di coltivazioni di embrioni di Pinus pinea al buio in rapporti vari col loro endosperma. 1a prova: semi con endosperma amputato all'apice calazale (cotiledonare) per la lunghezza di mm. 1, mm. 2, mm. 3. Il resultato è stato l'accrescimento dell'embrione clorotico con radice atrofica, cioè non si è avuto la normale evoluzione morfogenetica dell'embrione in plantula. 2a prova: asportazione dei 2/3 micropilari, (radicolari) dell'endosperma: evoluzione normale dell'embrione in plantula, cioè germinazione di una plantula normalmente verde con radichetta molto ben sviluppata. 3a prova: asportazione di uno spicchio longitudinale di endosperma: normale germinazione di una plantula verde e con radichetta sviluppata, ma minore sviluppo in lunghezza dei cotiledoni corrispondenti allo spicchio di endosperma asportato.

Si deduce la importanza dell'endosperma per la normale morfogenesi della plantula nella germinazione, e la necessità di uno stretto rapporto di contiguità fra embrione e endosperma perchè questo esplichi la sua azione sull'evoluzione dell'embrione. Si deduce inoltre la importanza che ha l'endosperma nella nutrizione dei cotiledoni.

Si prospetta la necessità di fare opportuni esperimenti per stabilire se nel corso della germinazione il passaggio di sostanza dall'endosperma ai cotiledoni avviene con la partecipazione attiva soltanto dei cotiledoni, dell'endosperma o di tutti e due, e se c'è una distinzione fra le varie zone dell'endosperma ai fini di una efficienza nella nutrizione dell'embrione e della sua evoluzione in plantula.  相似文献   

6.
Riassunto L'A., da un ceppo di Mycotorula albicans (ceppo Silvano) ha isolato, in mezzo alle numerose colonie normali liscie, una colonia d'aspetto abnorme, rugoso, verrucoso, che si avvicina alla fase R di Arkwright, in contrapposizione alle S normali. Dallo studio dei caratteri micro-macromorfologici e biochimici, conclude che si tratta di un modico grado di polimorfismo con polimetricismo, la cui conoscenza deve essere ulteriormente approfondita e tenuta in considerazione ai fini di una più esatta collocazione dei miceti lievitiformi anascosporogeni nella classificazione sistematica.
Summary From a strain of Mycotorula albicans, with colonies of the normal S type, a colony verrucose, rough (allied to the E phase of Artwright) has been obtained. From the comparative study of micro- and macromorphologic characteristics as well of the biochimism of both strains, the main conclusion is that the so called dissociation (on this species) is related to a moderate polymorphism and polymetry of the yeast cells.
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7.
Riassunto Con metodi istochimici e con metodi di colorazione e di impregnazione per il tessuto gliale fu studiato il materiale intercellulare interposto ai neuroni e fibre nervose nel nevrasse di anfibi urodeli ed anuri (Triton taeniatus, Triton cristatus, Amblystoma mexicanum, Xenopus laevis, Bufo vulgaris, Rana esculenta).I metodi istochimici hanno dimostrato nel materiale interneuronico la esistenza di sostanze del gruppo dei mucopolisaccaridi: esse formano, probabilmente un materiale anisto che dopo fissazione precipita in un reticolo granulare e filamentoso, metacromatico, HOTCHKISS positivo, sensibile all'azione degli enzimi ialuronidasici. Gli studi sui gliociti hanno dimostrato che soltanto nei centri assili degli anfibi anuri esiste una architettura gliovascolare formata prevalentemente da gliociti ependimali: negli altri centri degli anuri e in tutto il nevrasse degli urodeli si trova una rada ed incompleta trama di prolungamenti ependimali con pochi gliociti protoplasmatici siti nella ccmpagine dei centri e sottopiali: le fibre ependimali hanno in questo caso scarsissimi rapporti con i vasi sieche non si può parlare di una vera architettura gliovascolare.Fu dimostrato un sensibile antagonismo fra la intensità delle reazioni istochimiche per la sostanza anista e la complessità delle architétture gliali.Gli autori ritengono esatto definire tutto il materiale interneuronico con il termine di glia proposto dal VIRCHOW: la glia risulta quindi composta da un materiale anisto mucopolisaccaride e dai gliociti riuniti o no in architetture gliovascolari.Dedicate al Prof. F. Baltzer nel suo 70° compleanno.Richerche condotte con il sussidio di fondi del C.N.R.  相似文献   

8.
Riassunto Gli Autori hanno minutamente studiato nel gatto 1'innervazione del polmone, prendendo specificatamente in considerazione le modalità di innervazione del diversi elementi strutturali del parenchima, e il progressive cambiamento di forma delle cellule nervose simpatiche durante l'accrescimento e la senescenza.Gli AA. hanno inoltre studiato il comportamento del metasimpatico polmonare in condizioni di alterata funzionalità (polmone residuo dopo lobectomia e pneumonectomia sperimentali).I risultati più salienti possono essere cosi riassunti: sono stati osservati con particolare attenzione i corpuscoli nervosi terminali di natura sensitiva nelle diverse sedi (ghiandole, epitelio bronchiale, parete dei vasi sanguigni, guaina miocardica delle vene polmonari). Qusti dati, oltre che importanti dal lato morfologico, rappresentano la base anatomica per una esatta interpretazione di molti fenomeni di osservazione clinica: regolazione della dinamica circolatoria, dolore viscerale, riflessi partenti dal peduncolo polmonare e dalla regione dell'ilo.Nelle cellule nervose dei gangli intrapolmonari di soggetti normali si attua una crescita postnatale, che in genere è apparsa di lieve grado. Le modificazioni più salienti, cui vanno incontro i neuroni simpatici polmonari, sono espresse dall'aumento in volume del pirenoforo e dalla comparsa di dendriti, peraltro non molto numerosi.Il processo della complicazione morfologica delle cellule del metasimpatico polmonare avviene seguendo le stesse modalità, sia nell'accrescimento e nella senescenza fisiologica che in condizioni di superlavoro realizzate sperimentalmente (lobectomie, pneumonectomie). L'unica sostanziale differenza, fra il decorrere del processo normale e quello svolgentesi nel polmone residuo costretto ad un superlavoro, è data dal ritmo e dal grado delle trasformazioni rispettive: lente e graduali nel primo, concentrate nel tempo e assai spiccate morfologicamente nel secondo. L'aumento in volume del pirenoforo, l'accrescimento rigoglioso dei dendriti e lo sviluppo delle formazioni parafitiche vengono dagli Autori, analogamente a quanto è stato prospettato da altri Ricercatori per i neuroni di altre sedi, considerati nella identica maniera: tali modificazioni strutturali rappresentano cioè il meccanismo attraverso il quale il neurone polmonare perviene ad una maggiore estensione delle sua superficie, realizzando in tal modo un incremento, talora cospicuo, della sua massa, nella forma la più favorevole al suo metabolismo.  相似文献   

9.
Sommario E' del 1974, sulla traccia fornita dall'International Biological Program, che è in atto nel nostro Paese il monitoraggio pollinico. Su iniziativa dell'Assessorato Ambiente della Regione Emilia Romagna e del CNR, nasce la prima rete regionale pilota di monitoraggio aerobiologico rivolta particolarmente ai granuli pollinici responsabili di allergia. Nel 1980 il campionamento pollinico supera i confini regionali e si estende a tutta la penisola, tanto che due anni dopo operano in Italia 20 stazioni. Attualmente vi sono in Italia 57 centri di monitoraggio aerobiologico che operano nell'ambito dell'Associazione Italiana di Aerobiologia, fondata a Bologna nel marzo 1985 e comprendente studiosi provenienti da discipline diverse. E' indispensabile che ogni punto di monitoraggio pollinico abbia un confronto costante con i risultati clinici e la componente vegetale del territorio. A Ferrara i risultati di cinque anni di rilevamento hanno evidenziato tre gruppi principali di pollini allergenici: Graminacee, Urticaee (in particolare il genere Parietaria), Composite (in particolare il genere Artemisia), mentre scarsa è l'incidenza dei pollini degli alberi. Ricerche cliniche, svolte nel 1980 e nel 1982 su due gruppi di pazienti allergopatici, confermano i dati aerobiologici. Le percentuali di positività agli skin-tests sono per le Graminacee il 90% (1980) e l'88% (1982), ler le Urticacee il 30% (1980) e il 27% (1982), per le Composite il 15% (1980) e il 12% (1982). Abbiamo effettuato anche un'indagine sul territorio della provincia di Ferrara per verificare la presenza e consistenza di alcune specie di piante allergeniche. Tralasciando le Graminacee che, per essere assai diffuse, non giustificano una verifica sul campo, abbiamo dato maggior spazio ai generi Parietaria e Urtica (fam. Urticacee) e ai generi Artemisia e Ambrosia (fam. Composite). Nel nostro territorio sono presenti solamente 2 specie diParietaria (P. officinalis eP. diffusa) e 2 specie diUrtica (U. diodica eU. urens). Riguardo alle Composite abbiamo verificato la presenza di 4 specie diArtemisia molto comuni in tutto il territorio ferrarese, mentre 2 specie diAmbrosia sono diffuse soltanto lungo il litorale. Si può affermare che, in campo allergologico, la combinazione di dati aerobiologici, clinici e botanici costituisce la base per giungere ad una diagnosi corretta e per impostare una terapia il più mirata possibile.   相似文献   

10.
Riassunto La muscolaris mucosae passando dall'esofago allo stomaco presenta una suddivisione e poi uno sfioccamento dei fasci muscolari, che si risolvono in singole file di cellule: queste vanno a costituire una lamina continua espansa in superficie, i cui elementi sono diretti in ogni senso. Da questa lamina, che sulla faccia interna presenta un gran numero di concavità, si staccano gruppi di cellule che circondano a spirale i tubuli ghiandolari, dirigendosi verso la superficie libera della mucosa: la mucosa risulta quindi compenetrata da un dispositivo muscolare, la cui contrazione determina la spremitura delle ghiandole, delle vene e dei linfatici.Nella parte pilorica, dove la muscolaris mucosae è più robusta, in relazione alla riduzione di calibro del viscere le cellule muscolari tendono a riunirsi nuovamente in fascetti diretti in ogni senso. In corrispondenza del piloro le cellule muscolari si riuniscono in fasci a forma di robusti nastri disposti in strati sovrapposti ed assumono nuovamente, come nel cardia, una direzione longitudinale. Contraendosi, esse determinano la formazione di una piega anulare della mucosa, che può ridurre od occludere il lume, con l'effetto di rinforzare o completare o perfezionare l'azione dello sfintere.  相似文献   

11.
Riassunto L'A. ha studiato le successive modificazioni citologiche delle cellule epatiche in seguito alla introduzione in circolo di glucosio in dosi varie, ma sempre elevate. Con il metodo di Hagedorn-Jensen sono state determinate le curve glicemiche durante tutto il periodo degli esperimenti (48–60 ore). Come animale da esperimento è stato usato il coniglio e gli esperimenti sono stati condotti in 4 modi diversi: 1° Iniezione di 20 gr. di glucosio in una sola volta. 2° Iniezione endovena di 15 gr. di glucosio frazionatamente in 3 volte. 3° Iniezioni giornaliere di 5–10 gr. di glucosio; gli esperimenti sono durati 72–80 ore. 4° Perfusione del fegato con una soluzione di glucosio a concentrazione variabile dal 2% al 4%; la perfusione veniva fatta attraverso una vena mesenterica che veniva poi legata.Prima di iniettare la soluzione di glucosio si apriva l'addome dell'animale con tutte le precauzioni della asepsi e si prelevava un pezzetto di fegato che veniva utilizzato come controllo dell'esperimento; a intervalli di tempo stabiliti si prelevavano altri pezzetti di fegato riaprendo la ferita addominale; contemporaneamente da una vena periferica si prelevava la quantità di sangue necessaria per la determinazione della glicemia.Il citoplasma anisto delle cellule epatiche presenta le seguenti caratteristiche: nel controllo (48 h. di digiuno) il citoplasma è colorabile diffusamente in modo abbastanza intenso; dopo 3 h. dalla iniezione si nota la comparsa di grandi spazi chiari che occupano la maggior parte del eitoplasma; dopo 6–8 h. dalla iniezione il citoplasma comincia a ridivenire più colorabile ed omogeneo; permangono zone non occupate da condriosomi, ma da una sostanza che con la ematossilina di Heidenhain si tinge in un grigio leggermente diverso da quello del citoplasma anisto circostante. La comparsa dei grandi spazi chiari corrisponde ai valori massimi della curva glicemica; quando il tasso di glucosio tende ad awicinarsi a valori normali il citoplasma si presenta sempre nettamente omogeneo.Il contenuto in glicogene sale gradatamente e raggiunge il suo massimo 18–24 ore dopo la iniezione; da questo momento fino al termine degli esperimenti non subisce variazioni o subisce solo una lieve dimunizione. L'A. non condivide la ipotesi espressa da altri ricercatori che gli spazi chiari siano pieni di glicogene; pensa piuttosto che in questi spazi si trovi del glucosio che sarebbe cosi in un primo tempo come accantonato nella cellula; in un secondo tempo questo materiale diffonderebbe nel citoplasma anisto circostante per subire il processo di polimerizzazione.Il condrioma ha forma di bastoncini molto lunghi e sottili nei preparati di controllo; quando nel citoplasma anisto compaiono le grandi aree chiare i condriosomi si addensano nelle travate di citoplasma non modificato. In alcuni casi si nota un lieve accorciamento dei condrioconti e la comparsa di qualche granulo. L'A. ritiene la prima modificazion dovuta ad un fattore meccanico, la seconda dovuta alle variazioni fisico-chimiche che si verificano nella cellula epatica durante la deposizione di glicogene.Quando la glicemia oscilla su valori di 1,40–2 si nota una dilatazione assai forte di tutti i capillari biliari e l'orletto di citoplasma che circonda i capillari biliari è assolutamente libero di condrioma.I valori delle superfici cellulari salgono gradatamente e dopo 18 h. raggiungono il loro massimo; quasi subito si inizia una graduale discesa e dopo 24 h. i valori delle superfici cellulari sono simili a quelli del controllo. Il volume dei nuclei subisce variazioni regolarissime. Alla iniezione di glucosio segue una graduale ascesa, che alla 16a–17a ora raggiunge il suo vertice, per poi diminuire gradatamente e tornare alla norma dopo 40–48 ore. Dal confronto fra la curva dei valori nucleari e contenuto in glicogene della cellula epatica nei vari periodi degli esperimenti, l'A. rileva che le variazioni dei volumi nucleari sono in rapporto più che con il contenuto in glicogene della cellula epatica, con la attività glicogenetica della cellula stessa.È stato osservato un considerevole aumento del numero delle cellule binucleate, che al termine degli esperimenti sono assai più numerose che nei preparati di controllo.
Zusammenfassung Der Verfasser hat die aufeinanderfolgenden zytologischen Veränderungen der Leberläppchenzellen nach Einführung von verschiedenen, aber immer erhöhten Glukosedosen in den Blutkreislauf verfolgt.Mit der Methode von Hagedorn und Jensen wurden die glykämischen Kurven während der ganzen Dauer der Versuche (36–48 Stunden) bestimmt. Als Versuchstier wurde das Kaninchen benutzt, und die Versuche wurden auf 4 verschiedene Arten durchgeführt: 1. Endovenöse Injektion von 20 g Glukose auf einmal. 2. Endovenöse Injektion von 15 g Glukose verteilt auf dreimal. 3. Tägliche Einspritzungen von 5 bis 10 g Glukose; die Versuchsdauer betrug 72–80 Stunden. 4. Einschwemmung der Leber mit einer 2–4%igen Glukoselösung; die Einschwemmung wurde durch eine Vena mesenterica gemacht, die dann abgebunden wurde.Vor Einspritzung der Glukoselösung wurde das Abdomen des Tieres unter strenger Asepsis geöffnet und ein Stück Leber entnommen, das zur Versuchskontrolle diente: in bestimmten Zeitabschnitten wurden andere Leberstücke entnommen, indem ich die Abdominalwunde wieder öffnete; zugleich wurde aus einer peripheren Vene die für die Glukosebestimmung notwendige Blutmenge entnommen.Das Zytoplasma der Leberzellen weist folgende Merkmale bei der Kontrolle (48 Stunden Fasten) auf: Das Zytoplasma ist homogen und ist ziemlich stark gleichmäßig färbbar; 3 Stunden nach der Einspritzung erscheinen große, helle Räume, die den größten Teil des Zytoplasmas einnehmen; 6–8 Stunden nach der Einspritzung beginnt das Zytoplasma wieder färbbarer und homogener zu werden: es bleiben Zonen, die nicht von Chondriosomen eingenommen sind, sondern von einer Substanz, die sich mit Heidenhainschem Hämatoxylin in einem Grau färbt, das etwas verschieden von dem des untenstehenden strukturlosen Zytoplasmas ist. Das Erscheinen der großen hellen Räume entspricht den Höchstwerten der glykämischen Kurve, die allmähliche Rückkehr zur Gleichförmigkeit fällt mit dem allmählichen Absinken der glykämischen Kurve zusammen: wenn der Glukosegehalt sich den Normalwerten nähert, stellt sich das Zytoplasma immer ganz homogen dar. Das Chondriom hat in den Kontrollpräparaten die Form sehr langer und dünner Stäbchen: wenn im strukturlosen Zytoplasma die großen hellen Räume erscheinen, verdichten sich die Chondriosomen in den nicht veränderten Zytoplasmabalken: in einigen Fällen bemerkt man eine leichte Verkürzung des Chondrioconten und das Erscheinen von einigen Körnchen; der Verfasser hält die ersterwähnten Veränderungen für durch einen mechanischen Faktor verursacht, die zweiten durch physikalisch-chemische Variationen, die sich in der Leberzelle während der Glykogenablagerung einstellen.Wenn die Glykämie sich in Werten zwischen 1,40–2 bewegt, bemerkt man eine sehr starke Erweiterung aller Gallenkapillaren, und daß der Zytoplasmarand, welcher die Gallenkapillaren umgibt, ganz ohne Chondriom ist.Die Werte der Zelloberflächen weisen sehr deutliche Veränderungen auf; nach der Einspritzung steigen die Werte allmählich und erreichen nach 18 Stunden ihren Höchststand; fast augenblicklich beginnt ein schrittweises Sinken der Zelloberflächen, und nach 24 Stunden sind die Werte ähnlich denen der Kontrolle. Auch die Werte der Kernvolumina verhalten sich sehr regelmäßig: nach der Einspritzung steigen sie schnell und allmählich erreichen sie nach 18 Stunden ihren Höchststand; von diesem Moment ab beginnt eine allmähliche Verminderung; 40 bis 48 Stunden nach der Einspritzung sind die Werte ungefähr normal. Aus dem Vergleich der Kurve der Kernvolumina mit dem Glykogengehalt der Leberzellen in verschiedenen Perioden der Versuche ergibt sich, daß die Veränderungen der Kernvolumina mehr mit der glykogenetischen Tätigkeit der Leberzelle als mit dem Glykogengehalt derselben in Beziehung stehen.Es ist eine beachtliche Zunahme der Zweikernzellen zu bemerken.
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12.
Riassunto L'A. ha voluto controllare col metodo al cloruro d'oro del Ruffini i risultati ottenuti col metodo Bielschowsky-Gross dal Boeke e dallo Stöhr nello studio della distribuzione del sistema nervoso autonomo nei tessuti. Ha esaminati alcuni settori del tubo digerente, della cavità orale e della cute nei Rettili, Uccelli e Mammiferi riuscendo a confermare la reale esistenza di terminalreticoli emananti da una rete espansionale diffusa, rispondente in parte al plesso fondamentale del Boeke ed al preterminalreticolo del Reiser. Non ammette una sicura penetrazione di essi nei protoplasmi cellulari, né la loro fusione con questi e con il plasmodio di Schwann; considera come pseudostruttura la rete periterminale di Boeke e come risultato d'imperfetta impregnazione le sue terminazioni intracellulari perché il terminalreticolo si continua oltre le cellule senza interrompersi. È perciò di accordo con la concezione dello Stöhr jr., pur dissentendo da quest'osservatore su alcuni particolari, che vanno ancora più discussi e studiati.
Zusammenfassung Der Verfasser hat mit der Goldmethode von Ruffini die Resultate prüfen wollen, die Boeke und Stöhr mit der Bielschowsky-Gross-Methode im Studium der Verteilung des autonomen Nervensystems in den Geweben erhalten haben.Er hat einige Zonen des Verdauungskanals, der Mundhöhle und der Haut von Reptilien, Vögeln und Säugetieren geprüft, und es ist ihm gelungen, die wirkliche Existenz des Terminalreticulums zu bestätigen, das von einem ausgedehnten Verbreitungsnetz herrührt und das zum Teil dem Grundplexus von Boeke und dem Präterminalreticulum von Reiser entspricht.Der Verfasser hält es nicht für sicher, daß dieses Terminalreticulum in die Zellenprotoplasmen eindringt, ebenfalls nicht, daß es mit den Protoplasmen und dem Schwannschen Plasmodium verschmolzen ist; er betrachtet hingegen das Netz von Boeke als Pseudostrukturen und seine binnenzellulären Enden als ein Resultat einer unvollständigen Imprägnierung, denn das Terminalreticulum setzt sich außerhalb der Zellen ohne Unterbrechung fort.Der Verfasser ist deshalb mit der Vorstellung von Stöhr jr. einverstanden, obgleich er bezüglich einiger Einzelheiten, die noch näher behandelt und erörtert werden, mit dem genannten Beobachter nicht übereinstimmt.
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13.
Riassunto Le espansioni terminali degli assoni, che crescono in vitro, possono presentare aspetti diversi. La forma più comune é quella, da lungo tempo nota, di ingrossamenti dell'apice del neurite, i quali emettono esili filamenti ameboidi, transitori. Ma, nelle fibre che crescono nell'interfacie tra un mezzo solido e un mezzo liquido, spesso l'espansione risulta di tenui membraneile ialine in continuo movimento, le quali possono avere varia estensione.Le espansioni membraniformi possono venire in breve tempo retratte e sostituite da fini filamenti ameboidi indipendenti e viceversa; tra queste varie strutture esistono forme intermedie.Non risulta però confermata l'opinione di A. HUGHES che i filamenti transitori siano pieghe di una struttura continua.I vari aspetti, che le espansioni possono assumere, sono l'espressione della grande plasticità della sostanza nervosa. L'accrescimento delle fibre nervose a contatto di una superficie solida é verosimilmente condizione indispensabile, ma non sufficiente per la formazione delle espansioni membraniformi; é probabile che la sostanza del neurite si espanda in veli estremamente tenui, soltanto quando é soggetta a fenomeni di imbibizione, associati a diminuzione della tensione superficiale.Membrane ialine possono essere emesse anche all'apice delle collaterali e, in casi più rari, costituirsi transitoriamente persino lungo il decorso del neurite, a spese di tratti più o meno estesi di questo, che si espandono in superficie.Le fibre nervose in accrescimento presentano manifesti fenomeni di pinocitosi. Essi avvengono sia in corrispondenza dell'espansione terminale, sia nelle collaterali, sia infine lungo il decorso del neurite, in zone in cui esso emette esilissimi filamenti transitori, apparentemente privi di espansione terminale.Si ritiene ehe, con l'introduzione di goccioline di liquido, il neurite assuma dall'ambiente materiali disciolti, i quali, insieme alle sostanze che vengono elaborate dal pirenoforo e che fluiscono nel neurite stesso, verranno utilizzati per l'accrescimento della fibra nervosa.Vien prospettata l'ipotesi che il significato dei fini ramuscoli collaterali, transitori, che il neurite in accrescimento emette di continuo lungo tutta la sua lunghezza, sia essenzialmente trofico.Ricerche eseguite con un contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.  相似文献   

14.
Il presente lavoro è stato eseguito nell' Istituto di Anatomia e Fisiologia Comparate dell' Università di Palermo, diretto dal prof. F.Raffaele. Il manoscritto relativo era pronto fin dall' ottobre dell' anno passato, ma il mio trasferimento da Palermo a Pavia e varie altre circostanze mi avevano finora impedito dal darvi l'ultima mano.Al prof.Raffaele che ha seguito con efficace interessamento queste ricerche e che ha voluto adesso gentilmente rivedere anche il manoscritto, i miei più cordiali ringraziamenti.  相似文献   

15.
Riassunto La presente ricerca ultrastrutturistica è stata condotta sulle ghiandole che secernono l'ooteca nella femmina degli Ortotteri Acridoidei, dei Blattoidei e dei Mantoidei. Questi tre gruppi sono i soli, fra gli Ortotteroidei, che secernono ooteche indurite e complesse, ma mentre nei Blattoidei e Mantoidei alla secrezione presiedono le primitive ghiandole colleteriche, che sboccano nell'ovidutto impari, negli Acridoidei, che sono di più recente comparsa e (fra gli Ortotteri) i più recentemente evoluti, la secrezione è opera di due diverticoli degli ovidutti pari (ghiandole pseudocolleteriche) che sostituiscono le vere colleteriche perdute lungo la filogenesi dell'ordine Orthoptera. La ultrastruttura delle ghiandole pseudocolleteriche è infatti quella di un tipico organo di recente acquisizione: le due ghiandole sono uguali fra loro, e composte di cellule simili per la intera lunghezza, che secernono tutti i prodotti costituenti l'ooteca: enzimi, proteine strutturali, polisaccaridi.Le due ghiandole colleteriche degli Ortotteroidei più antichi, i Blattoidei, sono invece diverse fra di loro: la sinistra differenzia due tratti secretori: uno ricco di ergastoplasma (che elabora proteine strutturali) ed uno di mitocondri (che elabora una fenolossidasi); la destra pure due tratti, uno con prevalente ergastoplasma (secretore di -glucosidasi) ed uno con abbondanti Golgi e granuli glucidici (elaboratore di un polisaccaride).Nei Mantoidei vi sono 5 ghiandole: una coppia, costituite da numerosi tubuli, che elaborano, da un abbondante ergastoplasma, un secreto protidico e glucidico; una seconda coppia (ramificate e suddivise ciascuna in due diversi tratti) che secernono a monte una ossidasi (sono simili al tratto ricco di mitocondri della sinistra di Periplaneta) e a valle una glucosidasi (sono simili al tratto ricco di ergastoplasma della destra di Periplaneta). La quinta ghiandola, impari, ha i caratteri degli organi secretori di glucidi e protidi e secerne Calcio che viene aggiunto al secreto.
Summary This paper deals with the ultrastructure of the glands that secrete the ootheca in the female of three groups of the super order Orthopteroidea: Acridoidea, Blattoidea and Mantoidea. Among the Orthopteroidea these three are the only groups that secrete hardened and complex oothecae. Whereas in the Blattoidea and Mantoidea they are secreted by the primitive colleterial glands that open into the unpaired oviduct, in the more recently evolved Acridoidea the secretion is the product of two loops of the paired oviducts (pseudocolleterial glands). These take the place of the colleterial glands lost in the phylogeny of the order. In fact, the ultrastructure of pseudocolleterial glands is typical of recently acquired organs. The two glands are alike and are composed of the same type of cells throughout. These cells secrete all the products that make up the ootheca: enzymes, structural proteins, and polysaccharides.The two colleterial glands of the most ancient of these three groups of Orthopteroidea, the Blattoidea, are diverse. In the left-hand one, zones can be differentiated. One, rich in ergastoplasm, produces structural proteins and the other, rich in mitochondria, produces a phenoloxidase. The gland on the right also consists of zones: one, rich in ergastoplasm, that secretes -glucoxidase, and the other, with abundant Golgi elements and glucidic granules, that elaborates a polysaccharide.In the Mantoidea there are five glands. One pair is made up of numerous tubules that produce a glucidic and proteinaceous secretion from copious ergastoplasm. In a second pair each gland is branched and subdivided into two diverse parts. The zone at the origin of the gland (like the left-hand zone of Periplaneta rich in mitochondria) secretes an oxidase, whereas the distal portion (like the right-hand zone of Periplaneta, rich in ergastoplasm) secretes a glucoxidase. The fifth gland, unpaired, has the characteristics of an organ that elaborates carbohydrates and proteins and releases calcium, which is added to the secretion.


Research performed under C.N.R. contract.  相似文献   

16.
Riassunto

L'A., continuando le sue ricerche sul potere cromotropo del nucleolo, dimostra sperimentalmente che il fenomeno del viraggio del bleu di toluidina verso la tinta matacromatica a livello dei bleu di toluidina verso la tinta metacromatica a livello dei nuclcoli di Paphiopedilum Spicerianum non è dovuto a differenza di pH di questi rispetto al nucleo, ma all'esistenza di una sostanza mucillagginosa dotata di potere cromotropo: non si tratta quindi di viraggio ionico, ma di viraggio metacromatico, caratteristico degli esteri solforici ad alto peso molecolare e dei loro sali. Confutando le ragioni per le quali altro Autore ha ammesso che il fenomeno del viraggio della tionina verso la tinta metacromatica a livello dei nucleoli di Nigella sative, Paeonia Moutan e Scilla maritima sarebbe un viraggio ionico, e interpretando i fenomeni da lui osservati come esempi di viraggio metacromatico, osserva che la esistenza di una sostanza mucillagginosa cromotropa risulta confermata nei nucleoli di altri organismi.  相似文献   

17.
Riassunto L'A. ha studiato il sistema ipotalamo-ipofisario della femmina del Tritone crestato normale e nelle seguenti condizioni sperimentali: lesioni ipotalamiche, ipofisectomia, carico osmotico, allevamento in ambiente secco, trattamento con acetato di rame. Negli animali ipotalamo-lesi in estate o allevati a temperatura artificiale di tipo estivo in inverno, l'A. ha osservato in un primo tempo un aumento dell'attività secretoria nelle cellule del n. m. p., che poi declina per esaurirsi completamente 50 giorni circa dopo Fintervento operatorio, senza che ne segua atrofia cellulare. Il neurosecreto si accumula nel moncone prossimale del f. preottico-ipofisario, le cui fibre lentamente degenerano in direzione pètale. Nella neuroipofisi l'atrofia tissulare e la rarefazione di sostanza neurosecretoria, già apprezzabile dopo 9 giorni, appaiono estremamente spinte dopo 50 giorni circa. L'atrofia della neuroipofisi, la deplezione in essa del neurosecreto, e il calo dell'attività secretoria nelle cellule del n. m. p. sono meno accentuate negli animali allevati, d'inverno, a temperatura naturale.Negli animali ipofisectomizzati l'A. ha osservato che durante la prima settimana l'attività secretoria nelle cellule del n. m. p. tende ad aumentare. Dal 12° giorno in poi lentamente declina, ma non si esaurisce del tutto neppure dopo 36 giorni, ed entro questo termine le cellule secernenti non degenerano. La quantità di neurosecreto entro le fibre del f. preottico-ipofisario è scarsa nei primi tre giorni, aumenta e si mantiene rilevante dal 5° al 12° giorno, e progressivamente poi diminuisce, senza mai scomparire del tutto. In corrispondenza del tuber le fibre del f. preottico-ipofisario degenerano, e in esse si accumula sostanza neurosecretoria. La degenerazione progredisce lentamente in direzione petale.Il carico osmotico (allevamento in soluzione all'1% di cloruro di sodio) tanto in animali integri che in animali ipotalamo-lesi ha portato, nel corso di 10 giorni, alla degenerazione delle cellule neurosecernenti del n. m. p., ad una forte diminuzione del neurosecreto entro gli assoni del f. preottico-ipofisario e ad una netta deplezione della colloide neuroipofisaria, non accompagnata da mitosi nei piuiciti.Del pari l'allevamento in ambiente secco ha determinato solo in un primo tempo un'esaltazione dei fenomeni neurosecretori nelle cellule del n. m. p. e un incremento dei fenomeni di trasporto lungo la via neurosecretoria; in un secondo tempo però subentrano fatti degenerativi a carico delle cellule secernenti e una più o meno marcata deplezione della colloide nella neuroipofisi.Infine gli effetti ottenuti con iniezioni di acetato di rame sono troppo poco netti per autorizzare qualsiasi deduzione.  相似文献   

18.
Riassunto L'autore ha studiato lo sviluppo in vitro del polmone embrionale di pollo, espiantato a 4 e 5 giorni di incubazione e tenuto in cultura fino ad un massimo di 5 giorni. Il processo di ramificazione dell'albero bronchiale continua in cultura, e puó essere seguito direttamente, mediante l'osservazione della cultura allo stato vivente, fino a che la ramificazione non diviene troppo complicata.L'esame istologico delle culture dimostra la comparsa di fenomeni molto simili a quelli che avvengono nelle condizioni normali di sviluppo, come viene dimostrato dal confronto fra le culture e polmoni di embrioni di pollo dal 5 ° al 10 ° giorni di incubazione. In particolare si sono osservati nelle culture: la secrezione vescicolare dell'epitelio della trachea e dei bronchi, fenomeni di migrazione cellulare attraverso l'epitelio, l'assottigliarsi dell'epitelio verso le ultime ramificazioni corrispondenti ai capillari aeriferi, il distacco di cellule dall'epitelio dei bronchi e dei piccoli rami e la loro caduta nel lume.In confronto allo sviluppo normale si osserva nelle culture una minore rapidità di ramificazione e la scomparsa dei sacchi aeriferi addominali.Ringrazio il Prof. E. Borghese, che ha seguito l'esecuzione della presente ricerca.  相似文献   

19.
Riassunto

L'A. ha coltivato diverse piante, appartenenti ai vari gruppi del regno vegetale, in soluzioni ricche di Mg o di Ca e di Ca + Mg, per osservare l'azione di questi elementi e il loro antagonismo. Ha condotto poi una serie di ricerche isto-patologiche su materiale intossicato da Mg, studiando specialmente il condrioma e la membrana. Infine ha osservato l'azione dei cationi Ca“ e Mg“ sul rigonfiamento delle principali sostanze colloidali, costituenti il plasma e la membrana vegetale.  相似文献   

20.
Riassunto Gli AA. sono riusciti ad isolare, per la prima volta, Schizomiceti cellulositici del genere Cytophaga ed Attinomiceti del genere Actinomyces, dall'intestino delle Termiti. Sono altresí isolate alcune specie fungine, come era già noto. Gli Attinomiceti isolati non dimostrano di possedera capacità di attaccare la cellulosa, analogamente a quanto accade per altri ceppi di diversa provenienza degli stessi microrganismi.Gli AA. confrontano e discutono i loro resultati con quelli di altri AA. tendenti ad attribuire ai Protozoi simbionti delle Termiti una attività cellulositica, che ad essi non sembra sufficientemente provata. Gli AA. ritengono che tale attività si debba, invece, attribuire ai Batteri simbionti dei Protozoi e a quelli aderenti alle pareti dell'intestino delle Termiti stesse.
Summary From the intestinal apparatus of the Termites were isolated, for the first time, cellulositic bacteria of the genus Cytophaga, in addition to ray-fungi of the genus Actinomyces and species of true fungi previously known. The cellulositic activity of Actinomyces has not been, instead, experimentally demostrated.The results obtained are discussed in relation to the presumed cellulositic activity of Protozoa symbiotic of the Termite ants.
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