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1.
Riassunto L'A. ha studiato il sistema ipotalamo-ipofisario della femmina del Tritone crestato normale e nelle seguenti condizioni sperimentali: lesioni ipotalamiche, ipofisectomia, carico osmotico, allevamento in ambiente secco, trattamento con acetato di rame. Negli animali ipotalamo-lesi in estate o allevati a temperatura artificiale di tipo estivo in inverno, l'A. ha osservato in un primo tempo un aumento dell'attività secretoria nelle cellule del n. m. p., che poi declina per esaurirsi completamente 50 giorni circa dopo Fintervento operatorio, senza che ne segua atrofia cellulare. Il neurosecreto si accumula nel moncone prossimale del f. preottico-ipofisario, le cui fibre lentamente degenerano in direzione pètale. Nella neuroipofisi l'atrofia tissulare e la rarefazione di sostanza neurosecretoria, già apprezzabile dopo 9 giorni, appaiono estremamente spinte dopo 50 giorni circa. L'atrofia della neuroipofisi, la deplezione in essa del neurosecreto, e il calo dell'attività secretoria nelle cellule del n. m. p. sono meno accentuate negli animali allevati, d'inverno, a temperatura naturale.Negli animali ipofisectomizzati l'A. ha osservato che durante la prima settimana l'attività secretoria nelle cellule del n. m. p. tende ad aumentare. Dal 12° giorno in poi lentamente declina, ma non si esaurisce del tutto neppure dopo 36 giorni, ed entro questo termine le cellule secernenti non degenerano. La quantità di neurosecreto entro le fibre del f. preottico-ipofisario è scarsa nei primi tre giorni, aumenta e si mantiene rilevante dal 5° al 12° giorno, e progressivamente poi diminuisce, senza mai scomparire del tutto. In corrispondenza del tuber le fibre del f. preottico-ipofisario degenerano, e in esse si accumula sostanza neurosecretoria. La degenerazione progredisce lentamente in direzione petale.Il carico osmotico (allevamento in soluzione all'1% di cloruro di sodio) tanto in animali integri che in animali ipotalamo-lesi ha portato, nel corso di 10 giorni, alla degenerazione delle cellule neurosecernenti del n. m. p., ad una forte diminuzione del neurosecreto entro gli assoni del f. preottico-ipofisario e ad una netta deplezione della colloide neuroipofisaria, non accompagnata da mitosi nei piuiciti.Del pari l'allevamento in ambiente secco ha determinato solo in un primo tempo un'esaltazione dei fenomeni neurosecretori nelle cellule del n. m. p. e un incremento dei fenomeni di trasporto lungo la via neurosecretoria; in un secondo tempo però subentrano fatti degenerativi a carico delle cellule secernenti e una più o meno marcata deplezione della colloide nella neuroipofisi.Infine gli effetti ottenuti con iniezioni di acetato di rame sono troppo poco netti per autorizzare qualsiasi deduzione.  相似文献   

2.
Riassunto L'A. ha isolato un ceppo di Mycocandida pseudotropicalis da un caso di broncopneumomicosi pura e primitiva in una giovane donna. Vengono illustrate le caratteristiche colturali, morfologiche e biochimiche del ceppo e sono riferite le ricerche immunologiche, cliniche e sperimentali anatomo-patologiche. Una indagine particolare è rivolta allo studio delle assimilazioni, in special modo dei carboidrati (glicogene, amido, glucosio). Dopo aver illustrato la storia della specie, l'A. ne discute la validità nomenclatoriale, la posizione sistematica in seno alle classificazioni dei lieviti anascosporei.
Zusammenfassung Der Autor hat einen Stamm der Mycocandida pseudotropicalis aus einem Fall reiner und primitiver Bronchopneumomykose bei einer jungen Frau isoliert. Es werden nun die kultivatorischen, morphologischen und biochemischen Charakteristica des Stammes erläutert und es wird über die immunologischen, klinischen und anatomisch-pathologisch experimentellen Forschungen berichtet. Ein besonderes Augenmerk ist auf das Studium der Assimilationen, vor allem der Carbohydrate (Glykogen, Stärke, Glykose) gerichtet. Nach einer Erläuterung der Artgeschichte diskutiert der Autor über die Gültigkeit der Nomenklatur und über die systematische Stellung zwischen den Klassifikationen der anascosporogenen Hefen.
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3.
Questo lavoro vede la luce con un ritardo di circa otto anni, per le difficultà inerenti lo stato di guerra. A causa delle stesse ragioni, le collezioni dei lieviti isolati e studiati è andata perduta; ma data la frequenza e la relativa loro costanza nel substrato d'isolamento, non dovrebbe essere difficile reisolarli, se desiderato.  相似文献   

4.
At altitudes between 1300 m to 2100 m in the Etna massif (Sicily), an endemic species of theBetula genus,Betula aetnensis Rafin, grows in a well-defined microclimatical context. Aboveground biomass and nutrient content studies within one stand revealed no significant differences from the otherBetula species, normally found in colder more temperate climate regions.Throughout the studied sites, biomass production, nutrient cycling and various structural or physiological characteristics (leaf area index) varied very little.Other researches indicate that the originality ofBetula aetnensis lies more in the histological or anatomical characteristics of its water conducting system which enables the species to adapt to Mediterranean-climate summer droughts in the Etna massif.
Riassunto Sull'Etna, tra 1300 e 2100 m d'altitudine, in una zona microclimaticamente ben definita del versante nordorientale, si rinviene laBetula aetnensis Rafin.Dallo studio della fitomassa e della mineralomassa aerea del bosco di Monte Baracca, è emerso che non vi sono differenze notevoli con le altre specie indagate del genereBetula, più caratteristiche dei climi temperati e freddi.La produzione di biomassa, cosi come la gestione degli elementi nutritivi, è molto simile ai diversi popolamenti già indagati, cosi come certe caratteistiche strutturali e fisiologiche (leaf area index).L'originalità dellaBetula aetnensis è da ricercarsi nel vantaggio che ne ricava, a livello endogeno, sfruttando le caratteristiche istologiche ed anatomiche del suo apparato conduttore, che le consentono un efficace ed eccellente adattamento alle condizioni di siccità estive particolari del clima mediterraneo del vulcano.
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5.
Riassunto L'autore ha studiato lo sviluppo in vitro del polmone embrionale di pollo, espiantato a 4 e 5 giorni di incubazione e tenuto in cultura fino ad un massimo di 5 giorni. Il processo di ramificazione dell'albero bronchiale continua in cultura, e puó essere seguito direttamente, mediante l'osservazione della cultura allo stato vivente, fino a che la ramificazione non diviene troppo complicata.L'esame istologico delle culture dimostra la comparsa di fenomeni molto simili a quelli che avvengono nelle condizioni normali di sviluppo, come viene dimostrato dal confronto fra le culture e polmoni di embrioni di pollo dal 5 ° al 10 ° giorni di incubazione. In particolare si sono osservati nelle culture: la secrezione vescicolare dell'epitelio della trachea e dei bronchi, fenomeni di migrazione cellulare attraverso l'epitelio, l'assottigliarsi dell'epitelio verso le ultime ramificazioni corrispondenti ai capillari aeriferi, il distacco di cellule dall'epitelio dei bronchi e dei piccoli rami e la loro caduta nel lume.In confronto allo sviluppo normale si osserva nelle culture una minore rapidità di ramificazione e la scomparsa dei sacchi aeriferi addominali.Ringrazio il Prof. E. Borghese, che ha seguito l'esecuzione della presente ricerca.  相似文献   

6.
Riassunto Sono stati confrontati i rilievi aeropalinologici, ottenuti con campionamenti volumetrici, delle città di Genova e Sanremo (anno 1983), entrambe affacciate sul mare della Riviera ligure e distanti tra loro di circa 115 chilometri in linea d'aria. Le entità prese in esame sono state esclusivamenteUrticaceae, Poaceae edOleaceae per la loro preminente importanza allergologica in Liguria. Dal raffronto dei dati pollinici si può osservare, oltreché la massiccia presenza in ambedue le zone delle tre entità, una particolarmente più spiccata diffusione aerea ed un più precoce inizio della fase di massima pollinazione dei taxa considerati in Genova rispetto a Sanremo. Mentre per l'Olivo è difficile giustificare tale comportamento solamente sulla scorta dei dati meteorologici, peraltro abbastanza simili nelle due località, perUrticaceae (cfr.Parietaria) ePoaceae si può prospecttare una spiegazione sull' osservazione che a Genova rispetto a Sanremo esistono più vaste zone ruderali a livello urbano, e più estesi territori di abbandono agricolo nei dintorni con una conseguente maggiore diffusione di piante delle due famiglie.   相似文献   

7.
Riassunto

Le stipule della plantula di Tropacolum majus L. sono emergenze occasionali, che nella pianta adulta sono sostituite nella loro funzione dalla lamina dei nomofilli. La sua fillotassi sparsifolia è derivata dalla oppositifolia per crescenza asimmetrica spiralata della periferia dell'asse.  相似文献   

8.
Riassunto

Sono state fatte diverse prove per la reazione di Schiff, di Feulgen e di Bauer su tessuti vegetali. Diversi tipi di membrane, fra cui quelle lignificate, sono risultati Schiff positivi. I nuclei sono risultati Feulgen positivi, con l'eccezione dei nuclei del gametofito maturo di Crinum sp., i quali sono tutti Feulgen negativi, meno quelli antipodali. L'amido e tutte le membrane sono risultati Bauer positivi.  相似文献   

9.
Riassunto Sono stati esaminati 4 anni di campionamento aerosporologico del Comprensorio di Imola. Le rilevazioni sono state eseguite in due sedi diverse per condizioni fitogeografiche, distanti circa 6 chilometri l'una dall'altra: negli anni 1983–84 presso l'Ospedale M. Malpighi di Imola, negli anni 1986–87 nel centro della città di Imola. E' stata riscontrata una parziale sovrapposizione dei dati aerosporologici per le specie di interesse allergologico, a conferma della significatività del campionamento per valutazioni cliniche correlabili.   相似文献   

10.
Riassunto

L'A., continuando le sue ricerche sul potere cromotropo del nucleolo, dimostra sperimentalmente che il fenomeno del viraggio del bleu di toluidina verso la tinta matacromatica a livello dei bleu di toluidina verso la tinta metacromatica a livello dei nuclcoli di Paphiopedilum Spicerianum non è dovuto a differenza di pH di questi rispetto al nucleo, ma all'esistenza di una sostanza mucillagginosa dotata di potere cromotropo: non si tratta quindi di viraggio ionico, ma di viraggio metacromatico, caratteristico degli esteri solforici ad alto peso molecolare e dei loro sali. Confutando le ragioni per le quali altro Autore ha ammesso che il fenomeno del viraggio della tionina verso la tinta metacromatica a livello dei nucleoli di Nigella sative, Paeonia Moutan e Scilla maritima sarebbe un viraggio ionico, e interpretando i fenomeni da lui osservati come esempi di viraggio metacromatico, osserva che la esistenza di una sostanza mucillagginosa cromotropa risulta confermata nei nucleoli di altri organismi.  相似文献   

11.
Riassunto Nelle presenti richerche vennero studiati comparativamente gli assetti cromosomici dello stipite nordico (Belgio, Germania) e dello stipite meridionale (Campania) della specie Gryllotalpa gryllotalpa L. Tali stipiti, differenti solo per il corredo stesso, ma identici per ogni particolarità morfologica, dimostrarono, all'esame eitologico, di possedere assetti cromosomici l'uno comprendente 12 cromosomi (dieci autosomi e due eterocromosomi), l'altro 15 cromosomi nel maschio (14 autosomi e 1 eterocromosoma).I due assetti parvero riducibili all'identita ammettendo che a quattro coppie (la 2°, la 3°, la 6°, e la 7°) dell'assetto dello stipite meridionale corrispondano due sole coppie nell'assetto dell'altro stipite, come se fosse avvenuto (passando da questo a quello) una frammentazione in parti disuguali degli elementi delle dette coppie. Gli eterocromosomi parrebbero essersi comportati analogamente; ma cosí che quando si supponga una frammentazione per gli autosomi, questi si suppongano agglutinati.Cosí sarebbe dimostrata anche una fondamentale identità anche citologica fra i due stipiti.L'area di distribuzione di essi (prima delle mie ricerche) comprendente Belgio e Germania per lo stipite detto settentrionale con 12 cromosomi e la Campania per 1'altro (con 15 cromosomi nel maschio), si sono ora estese, la prima fino a tutta l'Italia settentrionale, terminando cogli Apennini, la seconda pure fino agli Apennini.  相似文献   

12.
Rosalia Liso 《Plant biosystems》2013,147(2-3):148-152
Riassunto

Prove di germinazione di semi di PINUS PINEA al buio. — Sono state condotte prove di coltivazioni di embrioni di Pinus pinea al buio in rapporti vari col loro endosperma. 1a prova: semi con endosperma amputato all'apice calazale (cotiledonare) per la lunghezza di mm. 1, mm. 2, mm. 3. Il resultato è stato l'accrescimento dell'embrione clorotico con radice atrofica, cioè non si è avuto la normale evoluzione morfogenetica dell'embrione in plantula. 2a prova: asportazione dei 2/3 micropilari, (radicolari) dell'endosperma: evoluzione normale dell'embrione in plantula, cioè germinazione di una plantula normalmente verde con radichetta molto ben sviluppata. 3a prova: asportazione di uno spicchio longitudinale di endosperma: normale germinazione di una plantula verde e con radichetta sviluppata, ma minore sviluppo in lunghezza dei cotiledoni corrispondenti allo spicchio di endosperma asportato.

Si deduce la importanza dell'endosperma per la normale morfogenesi della plantula nella germinazione, e la necessità di uno stretto rapporto di contiguità fra embrione e endosperma perchè questo esplichi la sua azione sull'evoluzione dell'embrione. Si deduce inoltre la importanza che ha l'endosperma nella nutrizione dei cotiledoni.

Si prospetta la necessità di fare opportuni esperimenti per stabilire se nel corso della germinazione il passaggio di sostanza dall'endosperma ai cotiledoni avviene con la partecipazione attiva soltanto dei cotiledoni, dell'endosperma o di tutti e due, e se c'è una distinzione fra le varie zone dell'endosperma ai fini di una efficienza nella nutrizione dell'embrione e della sua evoluzione in plantula.  相似文献   

13.
Riassunto

L'Autore espone i primi risultati ottenuti da una serie metodica di ricerche sul Fitoplancton del Mare Ligure e presenta l'elenco sistematico dei Ceratium raccolti e determinati nelle acque di Sanremo durante il secondo semestre 1938.

Viene proposta una nuova varietà: Ceratium aestuarium var. Pavillardii nov. var.  相似文献   

14.
Riassunto La muscolaris mucosae passando dall'esofago allo stomaco presenta una suddivisione e poi uno sfioccamento dei fasci muscolari, che si risolvono in singole file di cellule: queste vanno a costituire una lamina continua espansa in superficie, i cui elementi sono diretti in ogni senso. Da questa lamina, che sulla faccia interna presenta un gran numero di concavità, si staccano gruppi di cellule che circondano a spirale i tubuli ghiandolari, dirigendosi verso la superficie libera della mucosa: la mucosa risulta quindi compenetrata da un dispositivo muscolare, la cui contrazione determina la spremitura delle ghiandole, delle vene e dei linfatici.Nella parte pilorica, dove la muscolaris mucosae è più robusta, in relazione alla riduzione di calibro del viscere le cellule muscolari tendono a riunirsi nuovamente in fascetti diretti in ogni senso. In corrispondenza del piloro le cellule muscolari si riuniscono in fasci a forma di robusti nastri disposti in strati sovrapposti ed assumono nuovamente, come nel cardia, una direzione longitudinale. Contraendosi, esse determinano la formazione di una piega anulare della mucosa, che può ridurre od occludere il lume, con l'effetto di rinforzare o completare o perfezionare l'azione dello sfintere.  相似文献   

15.
Riassunto Vengono presentati i risultati del monitoraggio dei pollini allergogeni (18 gruppi botanici + pollini totali) effettuato a Sassari (Sardegna sett.) nel biennio 1984–85, mediante apparecchio campionatore volumetrico ?Burkard?, comparati coi dati dell'indagine clinico-allergologica effettuata contemporaneamente nella zona. La contaminazione pollinica dell' aeroplancton viene messa in relazione con la vegetazione della regione circostante. è stata anche calcolata la conc. oraria dei pollini totali nei vari mesi. Nel 1985 si sono registrati valori di conc. pollinica superiori che nel 1984, specie per i pollini totali, Oleaceae, Cupressaceae e Quercus. Le Compositae hanno sempre presentato una bassa conc. pollinica, e una scarsa incidenza nelle sensibilizzazioni della zona. Le Gramineae vengono al 1° posto come responsabili di pollinosi. Le Oleaceae hanno presentato valori alti di conc. giorn. (eccezionali nel 1985), mentre l'incidenza di pollinosi da olivo nel Sassarese è risultata assai limitata. Il polline di Urticaceae è presente tutto l'anno, ma soprattutto da metà marzo a metà giugno; si è rilevata nei pazienti pollinosici cross-reattività tra Parietaria e Urtica.   相似文献   

16.
Riassunto

L'A. indica la larga conferma che ebbero le sue esperienze fondamentali sulla propagazione dello stimolo ormonica nelle Mimose. Anche l'estensione di questa, in base all'odierna teoria del movimento dell'acqua nelle piante coi fili d'acqua vasali in tensione, sviluppata dall'A. giì nel 1916 e appoggiata da esperienze delle quali nel 1926 aveva dato un cenno preventivo — ha ricevuto ora (1935) la definitiva conferma da parte di Houwink. Sono esposte dettagliatamente le dette esperienze ed anche altre inedite nello stesso senso.

Un altro tipo di propagazione dello stimolo è stato messo in evidenza da ricercatori (Bose, Snow, Ball, Umrath, Houwink; da noi vi si collegherebbe Montemartini). Vengono riferite dettagliatamente esperienze relative inedite dell'autore. É accolta l'ipotesi che si tratti di « propagazione nervosa », senza però vedere nelle Mimose veramente dei nervi: vi avrebbe parte una condizione generale di polarizzazione cellulare. Ma se anche la propagazione nervosa è pi[ugrave] rapida essa viene arrestata da un pulvino, quindi una conduzione dello stimolo nelle varie parti, anche di una unica foglia, è solo possibile coll'intervento dell'ormone — che al di là di un pulvino potrebbe pure suscitare ex novo l'altra propagazione.

In ultimo, secondo le rice di Houwink, i casi particolari della pi[ugrave] rapida conduzione dello stimolo nella M. pudica non sono nervosi. Si tratterebbe della trasmissione di un effetto meccanico nelle turgide cellule tubulose di Haberandt.  相似文献   

17.
Riassunto

Intorno alla esistenza di forme di canapa diverse per caratteri morfofisologici entro la popolazione solitamente coltivata nella prov. di Torino e che dal maggior centro di diffusione e smercio, Carmagnola, porta il nome, l'A. ha dato pi[ugrave] d'una dimostrazione. Proseguendo la strada iniziata or è un quindicennio, questà indagine tratta della germinabilità della canapa nelle sue espressioni di potenza germinativa (% di semi nati), energia germinaliva (rapidità di germinazione) e longevilà (durata della vitalità dei semi) alla stregua di manifestazioni d'ordine genofenotipico. Onde poter affrontare le non facili ricerche è stato necessario analizzate le cause, di natura a così dire ambientale, che in un senso o nell'altro influenzano la germinabilità della canapuccia. Tra esac, l'A. ha indagato le seguenti:

a) lo stadio di maturazione del seme;

b) il sistema di raccolta del seme;

c) il mezzo o ambiente di conservazione del seme quanto a temperatura e umidità relativa dell'aria;

d) il sistema di conservazione del seme.

Ciò fatto, l'A. passa all'analisi del comportamento ereditario della germinabilità partendo da linee puree di canapa a bassa e ad alta potenza germinativa, a bassa e ad alta energia germinativa estratte, or è un decennio, dalla predetta popolazione di Cannabis saliva. Le ricerche hanno dimostrato che nella fecondazione incestuosa della canapa è possibile ottenere linee diverse nella germinabilità; che tanto la potenza quanto l'energia germinativa sono caratteri ereditari; che la fecondazione incrociata annulla il carattere « bassa germinabilità » emerso nell'incesto e dovuto probabilmente a fattori letali onde s'ottengono forme di canapa a germinabilità elevata anche nelle generazioni — in libera fecondazione — successive alla prima; che la potenza e l'energia germinativa sembrano caratteri geneticamente complessi e sono tra loro indipendenti; che la longevità della canapuccia è apparsa indipendente, dal lato creditario, dalla potenza e dalla energia germinativa accertate nel primo anno di vita di essa.  相似文献   

18.
Riassunto L'A. ha studiato le successive modificazioni citologiche delle cellule epatiche in seguito alla introduzione in circolo di glucosio in dosi varie, ma sempre elevate. Con il metodo di Hagedorn-Jensen sono state determinate le curve glicemiche durante tutto il periodo degli esperimenti (48–60 ore). Come animale da esperimento è stato usato il coniglio e gli esperimenti sono stati condotti in 4 modi diversi: 1° Iniezione di 20 gr. di glucosio in una sola volta. 2° Iniezione endovena di 15 gr. di glucosio frazionatamente in 3 volte. 3° Iniezioni giornaliere di 5–10 gr. di glucosio; gli esperimenti sono durati 72–80 ore. 4° Perfusione del fegato con una soluzione di glucosio a concentrazione variabile dal 2% al 4%; la perfusione veniva fatta attraverso una vena mesenterica che veniva poi legata.Prima di iniettare la soluzione di glucosio si apriva l'addome dell'animale con tutte le precauzioni della asepsi e si prelevava un pezzetto di fegato che veniva utilizzato come controllo dell'esperimento; a intervalli di tempo stabiliti si prelevavano altri pezzetti di fegato riaprendo la ferita addominale; contemporaneamente da una vena periferica si prelevava la quantità di sangue necessaria per la determinazione della glicemia.Il citoplasma anisto delle cellule epatiche presenta le seguenti caratteristiche: nel controllo (48 h. di digiuno) il citoplasma è colorabile diffusamente in modo abbastanza intenso; dopo 3 h. dalla iniezione si nota la comparsa di grandi spazi chiari che occupano la maggior parte del eitoplasma; dopo 6–8 h. dalla iniezione il citoplasma comincia a ridivenire più colorabile ed omogeneo; permangono zone non occupate da condriosomi, ma da una sostanza che con la ematossilina di Heidenhain si tinge in un grigio leggermente diverso da quello del citoplasma anisto circostante. La comparsa dei grandi spazi chiari corrisponde ai valori massimi della curva glicemica; quando il tasso di glucosio tende ad awicinarsi a valori normali il citoplasma si presenta sempre nettamente omogeneo.Il contenuto in glicogene sale gradatamente e raggiunge il suo massimo 18–24 ore dopo la iniezione; da questo momento fino al termine degli esperimenti non subisce variazioni o subisce solo una lieve dimunizione. L'A. non condivide la ipotesi espressa da altri ricercatori che gli spazi chiari siano pieni di glicogene; pensa piuttosto che in questi spazi si trovi del glucosio che sarebbe cosi in un primo tempo come accantonato nella cellula; in un secondo tempo questo materiale diffonderebbe nel citoplasma anisto circostante per subire il processo di polimerizzazione.Il condrioma ha forma di bastoncini molto lunghi e sottili nei preparati di controllo; quando nel citoplasma anisto compaiono le grandi aree chiare i condriosomi si addensano nelle travate di citoplasma non modificato. In alcuni casi si nota un lieve accorciamento dei condrioconti e la comparsa di qualche granulo. L'A. ritiene la prima modificazion dovuta ad un fattore meccanico, la seconda dovuta alle variazioni fisico-chimiche che si verificano nella cellula epatica durante la deposizione di glicogene.Quando la glicemia oscilla su valori di 1,40–2 si nota una dilatazione assai forte di tutti i capillari biliari e l'orletto di citoplasma che circonda i capillari biliari è assolutamente libero di condrioma.I valori delle superfici cellulari salgono gradatamente e dopo 18 h. raggiungono il loro massimo; quasi subito si inizia una graduale discesa e dopo 24 h. i valori delle superfici cellulari sono simili a quelli del controllo. Il volume dei nuclei subisce variazioni regolarissime. Alla iniezione di glucosio segue una graduale ascesa, che alla 16a–17a ora raggiunge il suo vertice, per poi diminuire gradatamente e tornare alla norma dopo 40–48 ore. Dal confronto fra la curva dei valori nucleari e contenuto in glicogene della cellula epatica nei vari periodi degli esperimenti, l'A. rileva che le variazioni dei volumi nucleari sono in rapporto più che con il contenuto in glicogene della cellula epatica, con la attività glicogenetica della cellula stessa.È stato osservato un considerevole aumento del numero delle cellule binucleate, che al termine degli esperimenti sono assai più numerose che nei preparati di controllo.
Zusammenfassung Der Verfasser hat die aufeinanderfolgenden zytologischen Veränderungen der Leberläppchenzellen nach Einführung von verschiedenen, aber immer erhöhten Glukosedosen in den Blutkreislauf verfolgt.Mit der Methode von Hagedorn und Jensen wurden die glykämischen Kurven während der ganzen Dauer der Versuche (36–48 Stunden) bestimmt. Als Versuchstier wurde das Kaninchen benutzt, und die Versuche wurden auf 4 verschiedene Arten durchgeführt: 1. Endovenöse Injektion von 20 g Glukose auf einmal. 2. Endovenöse Injektion von 15 g Glukose verteilt auf dreimal. 3. Tägliche Einspritzungen von 5 bis 10 g Glukose; die Versuchsdauer betrug 72–80 Stunden. 4. Einschwemmung der Leber mit einer 2–4%igen Glukoselösung; die Einschwemmung wurde durch eine Vena mesenterica gemacht, die dann abgebunden wurde.Vor Einspritzung der Glukoselösung wurde das Abdomen des Tieres unter strenger Asepsis geöffnet und ein Stück Leber entnommen, das zur Versuchskontrolle diente: in bestimmten Zeitabschnitten wurden andere Leberstücke entnommen, indem ich die Abdominalwunde wieder öffnete; zugleich wurde aus einer peripheren Vene die für die Glukosebestimmung notwendige Blutmenge entnommen.Das Zytoplasma der Leberzellen weist folgende Merkmale bei der Kontrolle (48 Stunden Fasten) auf: Das Zytoplasma ist homogen und ist ziemlich stark gleichmäßig färbbar; 3 Stunden nach der Einspritzung erscheinen große, helle Räume, die den größten Teil des Zytoplasmas einnehmen; 6–8 Stunden nach der Einspritzung beginnt das Zytoplasma wieder färbbarer und homogener zu werden: es bleiben Zonen, die nicht von Chondriosomen eingenommen sind, sondern von einer Substanz, die sich mit Heidenhainschem Hämatoxylin in einem Grau färbt, das etwas verschieden von dem des untenstehenden strukturlosen Zytoplasmas ist. Das Erscheinen der großen hellen Räume entspricht den Höchstwerten der glykämischen Kurve, die allmähliche Rückkehr zur Gleichförmigkeit fällt mit dem allmählichen Absinken der glykämischen Kurve zusammen: wenn der Glukosegehalt sich den Normalwerten nähert, stellt sich das Zytoplasma immer ganz homogen dar. Das Chondriom hat in den Kontrollpräparaten die Form sehr langer und dünner Stäbchen: wenn im strukturlosen Zytoplasma die großen hellen Räume erscheinen, verdichten sich die Chondriosomen in den nicht veränderten Zytoplasmabalken: in einigen Fällen bemerkt man eine leichte Verkürzung des Chondrioconten und das Erscheinen von einigen Körnchen; der Verfasser hält die ersterwähnten Veränderungen für durch einen mechanischen Faktor verursacht, die zweiten durch physikalisch-chemische Variationen, die sich in der Leberzelle während der Glykogenablagerung einstellen.Wenn die Glykämie sich in Werten zwischen 1,40–2 bewegt, bemerkt man eine sehr starke Erweiterung aller Gallenkapillaren, und daß der Zytoplasmarand, welcher die Gallenkapillaren umgibt, ganz ohne Chondriom ist.Die Werte der Zelloberflächen weisen sehr deutliche Veränderungen auf; nach der Einspritzung steigen die Werte allmählich und erreichen nach 18 Stunden ihren Höchststand; fast augenblicklich beginnt ein schrittweises Sinken der Zelloberflächen, und nach 24 Stunden sind die Werte ähnlich denen der Kontrolle. Auch die Werte der Kernvolumina verhalten sich sehr regelmäßig: nach der Einspritzung steigen sie schnell und allmählich erreichen sie nach 18 Stunden ihren Höchststand; von diesem Moment ab beginnt eine allmähliche Verminderung; 40 bis 48 Stunden nach der Einspritzung sind die Werte ungefähr normal. Aus dem Vergleich der Kurve der Kernvolumina mit dem Glykogengehalt der Leberzellen in verschiedenen Perioden der Versuche ergibt sich, daß die Veränderungen der Kernvolumina mehr mit der glykogenetischen Tätigkeit der Leberzelle als mit dem Glykogengehalt derselben in Beziehung stehen.Es ist eine beachtliche Zunahme der Zweikernzellen zu bemerken.
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19.
Riassunto Furono istituiti confronti, in preparati col metodo Golgi-Cox, tra i caratteri dei neuroni piramidali grandi, medi e piccoli della corteccia cerebrale di Mammiferi di grandezza somatica molto differente, e piú precisamente: cavallo, bue, uomo, scrofa, pecora, capra, cane, gatto, coniglio, cavia, ratto, topo. Nell'uomo fu scelto il campo 4 di Brodmann; negli animali una regione della corteccia presumibilmente corrispondente.Nello stesso materiale fu determinata, in preparati col metodo Nissl, la densità dei neuroni, in modo da poter stabilire il numero dei neuroni per mm3 di corteccia.Furono riscontrate differenze modeste nella grandezza del pericario nei vari animali, incomparabilmente meno accentuate di quelle esistenti nello stesso materiale per i neuroni sprovvisti di dendriti (gangli sensitivi). Sono invece imponenti le differenze nell'estensione dell'arborizzazione dendritica. Tali differenze sono di più alto grado nelle grandi cellule piramidali che nelle medie e nelle piccole; però sono ben evidenti anche in queste ultime.Tra i valori ottenuti nella densità dei neuroni e quanto risulta nei preparati col metodo Golgi sull'estensione dell'arborizzazione dendritica negli animali di grandezza corporea differente, vi è coincidenza nel senso che, quanto più ampio è lo spazio occupato dall'arborizzazione dendritica dei neuroni della corteccia e quanto più numerosi sono i neuriti afferenti e le loro collaterali, tanto minore è la densità dei neuroni.I risultati delle presenti osservazioni si accordano con i recenti reperti col microscopic elettronico, secondo i quali i neuroni, la glia ed i vasi sanguiferi sono fittamente stipati, al punto che le fessure, le quali li separano, sono dell'ordine di grandezza submicroscopica; non esistono, nei centri nervosi, altri componenti al di fuori dei neuroni, della glia e dei vasi.Dedicato al Prof. Giuseppe Levi per il suo 88 compleanno. Ricerche compiute con un contributo del C.N.R.  相似文献   

20.
Riassunto

L'A. mette in rilievo le differenze esistenti fra l'apice dei fusti sotterranei e quello dei fusti aerei di Equisetum ramosissimum Desf. Tali differenze sono : secrezione di abbondante mucillaggine da parte delle cellule dell'epidermide esterna delle guaine pi[ugrave] periferiche che incappucciano l'apice dei rizomi, mentre le cellule epidermiche esterne delle guaine dei fusti aerei si differenziano nello stesso senso delle cellule epidermiche degli internodi; presenza di tricomi nella parte interna delle guaine che incappucciano l'apice del rizoma, tricomi che mancano nelle guaine dei fusti aerei; localizzazione dell'acerescimento in lunghezza al primo internodio del rizoma (quello pi[ugrave] vicino alla gemma apicale), mentre nei fusti aerei l'acerescimento è scaglionato su diversi internodi.

La mucillaggine che viene secreta dalle cellule epidermiche delle guaine del rizoma prende origine direttamente dai granuli d'amido, che sono abbondantissimi e particolarmente grossi in talli cellule all'inizio del processo di formazione della mucillaggine.  相似文献   

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